Non devi essere tecnologico, devi essere innovativo!
Jul 02, 2020Prometteva convenienza. Prometteva tecnologia. Prometteva benessere. Prometteva di essere talmente forte da poter sollevare due Tesla contemporaneamente. Prometteva un mondo in cui la mattina chiunque poteva svegliarsi e avere un succo fresco in un solo click.
Per chi non ricorda, si trattava di Juicero.
Fondata da Doug Evans e presentata come “il primo sistema di spremitura a freddo casalingo” riuscì in breve tempo a rubare gli occhi di ogni investitore… e anche finanziamenti per oltre 100 milioni di dollari.
Tutto sembrava fantastico sino a quando non apparve un video che, ancora oggi, sembra troppo assurdo per essere vero.
Bloomberg volle mettere alla prova la macchina e il suo sistema: pacchetti di frutta e verdura a dadini da inserire nel congegno dalla forza estrema e venduto a circa 400 dollari. Sì, funzionava perfettamente.
Poi però fece anche un’altra prova: provarci a mane nude.
Il risultato fu identico: non serviva spendere 400 dollari e probabilmente gli oltre 100 milioni di dollari investiti nell’azienda erano solo il segno di una corsa all’innovazione estremamente stupida e slegata dalla realtà.
1200 giorni, 12 prototipi, 1 grande errore
“Credo che non ci siano possibilità nella vita, solo scelte. E la scelta più potente che puoi fare è affidare ogni parte di te a ciò a cui tieni di più — di andare fino in fondo con tutto ciò che fai.”
Iniziava così un toccante racconto con cui il fondatore Doug Evans, introduceva al mondo la sua invenzione e un magnifico “Why” di cui Simon Sinek sarebbe stato certamente orgoglioso.
Tutto partiva da una storia personale e triste. All’età di trent’anni, nel giro di poco tempo, aveva perso la madre per un cancro, il padre per malattie croniche, il fratello per diabete. Un colpo devastante che lo portò a riconsiderare lo stile di vita consumistico in cui ingeriamo troppa chimica e poca natura.
Da lì partì dunque la sua ricerca nel settore naturale e nella spremitura a freddo del succo.
Fondò Organic Avenue, una società che per diverso tempo ebbe molto successo, incentrata su prodotti biologici e naturali.
Venduta l’azienda però si accorse che in casa era impossibile riuscire ad avere un succo ben fatto al mattino e che in commercio non vi fosse alcuna soluzione. Si dedicò dunque alla creazione di un sistema che risolvesse il problema. 1200 prototipi dopo nacque Juicero. E il resto è storia, che abbiamo già narrato.
Ma il punto è un altro e riguarda l’altra faccia della storia: tolta una splendida idea di marketing e una storia personale, per quanto sincera e sentita, c’era davvero bisogno di Juicero?
C’è davvero bisogno di tante invenzioni e innovazioni per le quali spendiamo tempo, energie e soldi?
L’altra faccia della storia riguarda la semplicità e la complessità, i bisogni autentici e la ricerca ostinata di fare qualcosa di nuovo. Montagne di sabbia che tentano di partorire unicorni che poi si scoprono topolini.
Vuoi innovare? Non avere paura di essere banale e poco trendy
“Quasi tutti in una grande azienda hanno partecipato a una sessione di brainstorming in cui, senza conoscere le esigenze del cliente, sono stati incoraggiati a generare centinaia di idee e gli è stato detto che non esiste una cattiva idea. Probabilmente puoi trovare ancora i post it alle pareti... " - Anthony W. Ulwick
Le storie dei fondatori, come quella di Evans, continuano ad alimentare un’idea di innovazione che probabilmente vende molto in fase di raccolta dei capitali ma che si scontra quasi sempre con la realtà e il mercato.
Siamo al punto in cui l’innovazione si avvicina sempre di più a una gara di pirotecniche promesse in cui il punto di partenza più che i bisogni delle persone sono le manie e le ipotesi, mai e mal testate, degli innovatori.
In questo un ruolo cruciale, suo malgrado, lo gioca la tecnologia: si crede che la tecnologia debba essere un punto fermo di ogni innovazione e quasi un criterio che assicura lo status a quei prodotti e servizi che, tecnologici, vengono lanciati sul mercato.
In questo però si perdono due grandi premesse: la tecnologia è un abilitatore, l’innovazione non è ciò che fanno gli innovatori ma ciò che adottano le persone.
Prendiamo un caso completamente diverso, quasi sacrilego ma geniale: SquattyPotty.
La storia inizia in una normalissima casa di St. George, nello Utah, dove la famiglia Edwards era in difficoltà ... Judy era davvero stitica. Quando un medico le consigliò di accovacciarsi mentre andava in bagno, il figlio Bobby si rese conto di essersi ritrovato tra le mani una grande idea.
Lui, designer, fece produrre in fretta un prototipo, in sostanza un semplice sgabellino, e lanciò un primo test: naturalmente la mamma Judy, poi gli amici e i parenti, poi il vicinato, poi alcuni influencer che all’inizio sembravano prendere come ironico il nuovo prodotto.
Risultato: conquistò tutti. Raccolse velocemente capitale e già dopo due anni dall’avvio della produzione, l’azienda registrò un utile di quasi 3 milioni di dollari.
La morale: "La maggior parte delle aziende è brava a creare prodotti, semplicemente non è così brava a creare i prodotti giusti".
Non devi essere tecnologico, devi essere innovativo.
In altre parole: lascia perdere l’invenzione del teletrasporto e tiene sempre a mente come quest’azienda ha fatto un mucchio di soldi con la 💩!!!
Oppure, se ti sembra indecoroso interessarti alle vicende fisiologiche delle persone, impegnati sempre a preoccuparti dei sogni e bisogni delle persone.
L’innovazione non è ciò che fanno gli innovatori, è ciò che adottano le persone.
Pronti per innovare?
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